giovedì 24 ottobre 2013
martedì 2 aprile 2013
Il risparmio sui costi della politica equivale al costo dell'Irap
In base al Focus pubblicato solo pochi giorni fa dall'Istituto Bruno Leoni di Torino, è stato calcolato come, con un taglio incisivo ai costi della politica, si otterrebbero risparmi di spesa per complessivi 15 – 20 miliardi di euro. Detta cifra equivale quasi il gettito dell’Irap e/o tre volte il gettito dell'Imu sulla prima casa e il 70% del gettito complessivo dell'Imu.
Si parla di tagli e non di azzeramento. Dopo avere risparmiato 15 -20 miliardi di euro la nostra democrazia continuerebbe a funzionare perfettamente, come e meglio di prima.
Ogni giorno che passa, è un giorno drammatico per tutte le aziende che cercano di sopravvivere e un giorno fatale per quelle invece che sono costrette a chiudere nel più completo silenzio.
Aggregato spesa e risparmi
I costi della politica in Italia, intesi come costo dell’apparato legislativo, esecutivo, fiscale e diplomatico, sono elevati rispetto ai principali paesi europei. Con l’eccezione di paesi di piccoli dimensioni o con basso reddito pro capite, l’Italia spende la più alta frazione rispetto al Pil, quasi un punto in più rispetto alla Germania, la Francia, la Gran Bretagna e la Spagna.
I costi della politica sono il frutto di molteplici voci di spesa, nessuna delle quali di per sé ingente. La seguente tabella riassume i risultati aggregati e disaggregati e quanto si potrebbe risparmiare a riportarli verso la media europea.
Fonte: IBL
Le cifre in gioco non sono affatto piccole, basti pensare che l’IRAP pagata dalle aziende (al netto delle partiti di giro) ammonta a circa 20 miliardi di euro, e con i risparmi Cofog e poco altro (molti degli altri risparmi nella tabella sono già inclusi nell’aggregato Co- fog) si potrebbe finanziare l’abolizione dell’IRAP, con benefici effetti sulla competitività delle imprese e l’occupazione. Ciò che manca potrebbe ricavarsi dall’abolizione degli enti inutili e di alcuni incarichi ‘politici’ nelle società partecipate ... leggi il Focus di seguito pubblicato.
Fonte:Istituto Bruno Leoni
JPE 2010 E.S.Co.
domenica 18 dicembre 2011
Lettera aperta al Presidente Monti: crisi economica, crisi climatica e crisi politica
La ripresa passa dalla salvaguardia dell’Ambiente, dallo sviluppo sostenibile, dalla decarbonizzazione e la messa in sicurezza del territorio. Serve un “Green New Deal” ovvero “Una nuova politica di provvedimenti economici dello Stato basata sulla crescita Verde” per il rilancio dell’economia.
Il consorzio produttivo per l’ambiente e l’energia JPE 2010 in rappresentanza dei Soci imprenditori che operano nella “Crescita Verde” augura un buon lavoro al Presidente del Consiglio Mario Monti, al Ministro per l’Ambiente Corrado Clini, al Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera e a tutta la compagine governativa, fiduciosi che il nuovo Governo dia una svolta positiva attraverso un piano di azione, e un cambio di direzione nelle politiche italiane sull’ambiente a partire da quelle sui cambiamenti climatici che, fino ad oggi, sono state completamente disattese, rispetto agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, di sviluppo delle rinnovabili e dell'efficienza energetica. Oramai e acclarato. Tutto il Mondo ritiene che il rilancio dell’economia si sviluppa attraverso la sostenibilità ambientale, la decarbonizzazione e la messa in sicurezza del territorio. In Europa paesi come la Germania, Francia e Inghilterra, in questa fase di crisi, stanno puntando e investendo sulla “Crescita Verde” come decisivo driver per la ripresa.
Mai come in questo momento difficile l'ambientalismo può giocare una carta determinante per il cambiamento. Sbagliare oggi significa perdere una occasione storica.
Auspichiamo, un piano di azione che sia capace di consolidare le attività eco-innovative già esistenti, aumentando la qualità e il raggio d’azione delle politiche ambientali: un Green New Deal che, tragga impulso da una visione di modernizzazione ambientalista dell’economia e crei al tempo stesso nuova occupazione.
Basandosi sulla definizione di eco-industrie fornita dall’Eurostat e dall’Ocse (di recente pubblicazione), il Green New Deal può essere definito come un piano pubblico di investimenti in attività dirette alla produzione di beni e servizi che siano in grado di misurare, prevenire, limitare, ridurre e correggere i danni ambientali causati all’acqua, all’aria e alla terra così come i problemi legati ai rifiuti e più in generale all’eco-sistema.
Serve una nuova politica, lungimirante, capace cioè di capire che alcuni limiti sono stati già superati, nella mobilità come nel consumo di suolo, nel rischio idrogeologico come nell'inquinamento atmosferico. Prevenzione e tutela del territorio, trasporti, energia. Ecco il piano per un rilancio verde e sostenibile dell'economia, per uscire dalla crisi in un nuovo “clima”.
Lo dice anche il Censis - Centro Studi Investimenti Sociali pagato dallo Stato Italiano e incaricato dai Ministeri - nell’ultimo Rapporto annuale, come la Green Economy (Crescita Verde) rappresenti una delle poche speranze di ripresa dalla crisi economica che sta attraversando il nostro paese. Nel rapporto si legge che “… le stime sul fatturato complessivo della green economy italiana si aggirano già attorno ai 10 miliardi di euro, e decisamente positive sono le previsioni sull’impatto nel mercato del lavoro: fonti diverse stimano un potenziale occupazionale che varia da 100 mila a 1 milione di nuovi addetti, a seconda dei comparti presi in considerazione nella valutazione.”
Per una volta guardiamo alle “best practice”. La Germania resta il riferimento, con il più basso tasso di disoccupazione, il più alto d’occupazione, è il secondo esportatore mondiale dopo la Cina, con 2/3 della crescita trainati dall’export, ed in particolare di tecnologie eco-sostenibili e di innovazioni Verdi (con una quota attuale intorno al 21% dell’intero commercio internazionale), generando più di 2 milioni di posti di lavoro nell’economia Verde, sani e competitivi.
La Germania dispone del budget annuale più grande (17,3 miliardi di Euro) in ambito internazionale sia in termini assoluti sia in rapporto al bilancio pubblico.
Gli incentivi/investimenti: 1) Per la ristrutturazione energetica di vecchie costruzioni dal 2012 al 2014 vengono messi a disposizione 1,5 miliardi. 2) Il programma “Offshore-Windenergie” dell’Istituto di credito per la ricostruzione sostiene con 5 miliardi la costruzione dei primi dieci impianti eolici offshore. 3) Il programma di ricerca energetica per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie energetiche per il futuro nel periodo dal 2011 al 2014 è stato dotato di 3,5 miliardi. Fino al 2014 il Governo Federale vuole investire circa l’80 per cento dei fondi per la ricerca in energie rinnovabili e in efficienza energetica. 4) Il Governo Federale vuole usare un ulteriore miliardo entro la fine della legislatura per lo sviluppo della tecnologia per le auto elettriche. 5) Dal 2012 i ricavi dalla vendita dei certificati di emissione vengono versati interamente nel fondo per l’energia e il clima (Fonte: Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia).
L’esempio tedesco ci insegna che la chiave del rilancio “verde” passa per una chiara leadership politica, fatta di investimenti mirati e di chiari interventi legislativi volti allo sviluppo del settore. L’Italia avrebbe bisogno anche di capitale politico, molto più difficile da acquisire.
Infine la Cina, che ha messo la Crescita Verde tra le sue priorità, ed è da credere che, con le sue enormi risorse, ed il supporto Pubblico strategico ed economico, unito alla velocità con la quale cresce, raggiungerà presto gli obiettivi......Leggi tutto
JPE 2010
domenica 27 novembre 2011
600 Milioni di Euro di crediti agevolati al tasso dello 0,50% per le Rinnovabili e l'Efficienza Energetica
600 Milioni di Euro di crediti agevolati al tasso 0,50% per le Rinnovabili. Il programma del neo Ministro Corrado Clini prevede ulteriori incentivi per efficienza made in Italy. L’ho ha annunciato Venerdì 25 Novembre 2011, intervistato da Maurizio Melis a Radio 24 (Il Sole 24Ore). Tra i punti chiave del nuovo Governo che verrà presentato il 5 dicembre, si punta a collegare l'incentivazione allo sviluppo tecnologico, soprattutto di nuove tecnologie, che si traduce nella proposta di forme di incentivazione dell'offerta e non solo della domanda, come detrazioni fiscali per chi fa ricerca e innovazione. "Detrazioni che", come ha dichiarato Clini, "in parte ci sono ma sono poco utilizzate e soprattutto le vorrei orientare di più sul lato dell'offerta per fare in modo che gli effetti degli incentivi, diversamente da come è avvenuto nel caso del fotovoltaico, si fermino in Italia." Ha dichiarato inoltre, che entro la metà dicembre verranno pubblicati i decreti attuativi per il Piano nazionale dell’efficienza energetica.
Oltre alla conferma delle detrazioni del 55% e dei certificati bianchi, il neo Ministro prevede forme di detrazioni fiscali per ricerca e innovazione e crediti agevolati per investimenti in tecnologie.
La proroga strutturale della detrazione del 55% e per la riqualificazione energetica e quella dei certificati bianchi, entrambe in scadenza a fine anno, è ormai cosa certa. Ma l'intenzione è quella di inserire questi meccanismi incentivanti all'interno di un progetto più ampio che inneschi un processo di crescita del mercato interno italiano e che metta le imprese del nostro paese nella condizione di offrire sui mercati internazionali prodotti competitivi.
Il punto chiave più importante per rivitalizzare il comparto è l'erogazione di 600 Milioni di Euro di Crediti agevolati. Far ripartire il paese significa anche riattivare un sistema del credito, che in questi giorni ha subìto una forte battuta d'arresto. Ed è in questo senso che il Ministro ha dichiarato di aver chiuso, dopo una lunga istruttoria, la procedura e firmato l'accordo con la Cassa depositi e Prestiti, che utilizzerà i 600 Milioni di euro del ministero dell'Ambiente per concedere crediti agevolati al tasso dello 0,50% a chi vuole fare investimenti per promuovere efficienza energetica e uso delle rinnovabili attraverso l'impiego di tecnologie innovative. Questa misura, spiega Clini, "è sostenuta da un fondo rotativo [1], perché vogliamo incentivare un sistema che poi si autofinanzi. E sarà destinata soprattutto a piccoli e medi investimenti, perché l'idea è quella di disseminare nel paese soluzioni nuove usabili anche a livello domestico, nei condomini, nei grandi complessi universitari e ospedalieri, nelle attività produttive." "E io spero", sottolinea il ministro, "che sia un driver per sostenere la volontà l'interesse di investitori in italia."
Il punto chiave più importante per rivitalizzare il comparto è l'erogazione di 600 Milioni di Euro di Crediti agevolati. Far ripartire il paese significa anche riattivare un sistema del credito, che in questi giorni ha subìto una forte battuta d'arresto. Ed è in questo senso che il Ministro ha dichiarato di aver chiuso, dopo una lunga istruttoria, la procedura e firmato l'accordo con la Cassa depositi e Prestiti, che utilizzerà i 600 Milioni di euro del ministero dell'Ambiente per concedere crediti agevolati al tasso dello 0,50% a chi vuole fare investimenti per promuovere efficienza energetica e uso delle rinnovabili attraverso l'impiego di tecnologie innovative. Questa misura, spiega Clini, "è sostenuta da un fondo rotativo [1], perché vogliamo incentivare un sistema che poi si autofinanzi. E sarà destinata soprattutto a piccoli e medi investimenti, perché l'idea è quella di disseminare nel paese soluzioni nuove usabili anche a livello domestico, nei condomini, nei grandi complessi universitari e ospedalieri, nelle attività produttive." "E io spero", sottolinea il ministro, "che sia un driver per sostenere la volontà l'interesse di investitori in italia."
"Vorrei", ha precisato il neo ministro, "che ci fosse il doppio vantaggio di avere una disseminazione di sistemi energetici più efficienti o che utilizzano fonti rinnovabili nel nostro paese, accanto al vantaggio di sostenere e consolidare la capacità di produzione italiana di questi sistemi." Il sistema incentivante per il fotovoltaico, adottato nel 2007, ha premiato sopratutto l'importazione di prodotti e ha generato in Italia, secondo Clini, "una schiera di assemblatori, che rappresentano una attività produttiva importante ma che non sono esattamente quelli che aggiungono ricchezza." Per rilanciare il paese sono, dunque, necessari sforzi che partano, non solo dal decreto legislativo sulle rinnovabili, ma anche dalle misure che il ministro, come rivela, sta preparando per il piano nazionale per l'efficienza energetica...Leggi tutto
JPE 2010
JPE 2010
sabato 19 novembre 2011
L’Italia sono anch’io. C’è ancora speranza: lo studio ed il valore della meritocrazia.
Si ! ci ho creduto fortemente a “costruire in positivo” c’è ancora speranza per noi giovani.
giovedì 17 marzo 2011
Nucleare e Rinnovabili, parla il Premio Nobel per la Fisica Prof. Carlo Rubbia
Dopo il varo delle leggi sul Nucleare e sulle Rinnovabili dei ministri Prestigiacomo e Romani, parla lo Scienziato Premio Nobel per la Fisica Prof. Carlo Rubbia
Il Premio Nobel per la Fisica Prof. Carlo Rubbia (studioso della ricerca Nucleare a fissione) è stato intervistato ieri sera dal Tg3, sull’emergenza nucleare in Giappone. (Vedi video dell’intervista in fondo).
Il Premio Nobel per la Fisica Prof. Carlo Rubbia (studioso della ricerca Nucleare a fissione) è stato intervistato ieri sera dal Tg3, sull’emergenza nucleare in Giappone. (Vedi video dell’intervista in fondo).
Sintesi delle considerazioni del Premio Nobel Prof. Carlo Rubbia:
“Ci troviamo di fronte ad una grande sorpresa perché i giapponesi sono stati i migliori tecnologi mondialmente nel campo del nucleare. Hanno costruito un gran numero di centrali in condizioni assolutamente impeccabili. Il fatto che ci troviamo di fronte ad una così grande sorpresa da parte di gente così preparata, ci dice che c’è stato qualche cosa che non ha funzionato. Quindi secondo me oggi dobbiamo fermarci e cercare di riflettere con attenzione”.
”Dobbiamo essere del tutto riconoscenti a quelle persone che oggi stanno combattendo una battaglia terribile e difficilissima che è quella di sopravvivere di fronte ad una situazione così inaspettata e difficile”.
”Non abbiamo ancora una idea molto chiara di quello che sta davanti a noi. In un certo senso dobbiamo renderci conto che si tratta di un rischio considerevole. Nella scala degli incidenti si parla oggi di grado 6 quando Chernobyl era grado 7. Però non sappiamo esattamente quali sono le situazioni e quali sono le condizioni in cui questa gente deve operare”.
Nella centrale nucleare giapponese, ”si parla di - Tree Miles Islands defect - che è una situazione in cui il combustibile, pure essendo spento, continua a produrre calore e questo calore produce un riscaldamento che diventa incontrollabile. Ora noi sappiamo che quello che si misura è la quantità di radiazione che uno riceve e si misura in Sievert (unità di misura della radioattività). E con 2,5 Sievert vi è una probabilità del 50% di morire. Ora sappiamo che in questi reattori la quantità di radiazione è dell’ordine di 10 miliardi di Sievert, quindi c’è una quantità assolutamente infinita di radiazione contenuta all’interno di questo recipiente. Il problema è quanta di questa radiazione potrà sfuggire al controllo. Quindi c’è un problema di grande incertezza”.
In ragione del dibattito in corso nei principali Paesi dell’Unione Europea, come anche in Italia, il premio Nobel ha sottolineato che ”oggi dovremmo anche considerare che le energie rinnovabili sono anche una alternativa che va utilizzata. “Io credo – ha detto il premio Nobel Prof. Carlo Rubbia – che dovremmo cercare di aprire una strada su più di una possibilità. Certamente non c’è più uranio di quanto c’è carbone e petrolio mentre il solare è qualche cosa che tra l’altro ci appartiene, e che è per sempre. Io credo che nella riflessione dovremmo anche tenere conto del fatto se abbiamo messo abbastanza soldi e supporto anche sulle rinnovabili”.
Note biografiche delle Autorità citate nella news:
Stefania Prestigiacomo (Ministro dell’Ambiente), siracusana, ha 43 anni. È laureata in Scienze della Pubblica Amministrazione. Figlia di un imprenditore, ha cominciato a lavorare da giovanissima nell'azienda di famiglia.
Paolo Romani (Ministro dello sviluppo economico), milanese, ha 64 anni. Diploma di maturità classica, ha operato nella emittenza privata – televisioni.
Carlo Rubbia Premio Nobel della Fisica nel 1984, goriziano, ha 76 anni. E’ Laureato in Fisica all’Università degli studi di Pisa (1957), si è specializzato alla Columbia University. Ha ricevuto 28 Lauree Honoris Causa all’estero dalle Università di: Ginevra, Carnegie Mellon University, Università La Plata, Northwestern University, Chicago University, Loyola University, Boston University, Università di Sofia, Università di Mosca, Università del Cile, Università Politecnica di Madrid, Università Tecnica di Rio de Janeiro, Università di Oxford, Università Cattolica Pontificia del Perù, Università Nazionale di Sant'Antonio Abad di Cuzco, Università di Bordeaux, St John’s University di Roma, Università di Aachen, Università Pontificia di Santiago del Cile, altre Università italiane. È socio onorario nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei, della Pontificia Accademia delle Scienze, della National Academy of Sciences americana, dell'Accademia Russa delle Scienze, della Royal Society e di numerose altre accademie europee e americane. E’ stato insegnante alla Harvard University, Presidente delle ENEA, Direttore del CERN di Ginevra (Centro Europeo per la ricerca Nucleare), studioso della ricerca Nucleare a fissione. E’ ancora ricercatore al CERN di Ginevra...
Per scaricare il testo ed il video integrale ... Leggi tutto“Ci troviamo di fronte ad una grande sorpresa perché i giapponesi sono stati i migliori tecnologi mondialmente nel campo del nucleare. Hanno costruito un gran numero di centrali in condizioni assolutamente impeccabili. Il fatto che ci troviamo di fronte ad una così grande sorpresa da parte di gente così preparata, ci dice che c’è stato qualche cosa che non ha funzionato. Quindi secondo me oggi dobbiamo fermarci e cercare di riflettere con attenzione”.
”Dobbiamo essere del tutto riconoscenti a quelle persone che oggi stanno combattendo una battaglia terribile e difficilissima che è quella di sopravvivere di fronte ad una situazione così inaspettata e difficile”.
”Non abbiamo ancora una idea molto chiara di quello che sta davanti a noi. In un certo senso dobbiamo renderci conto che si tratta di un rischio considerevole. Nella scala degli incidenti si parla oggi di grado 6 quando Chernobyl era grado 7. Però non sappiamo esattamente quali sono le situazioni e quali sono le condizioni in cui questa gente deve operare”.
Nella centrale nucleare giapponese, ”si parla di - Tree Miles Islands defect - che è una situazione in cui il combustibile, pure essendo spento, continua a produrre calore e questo calore produce un riscaldamento che diventa incontrollabile. Ora noi sappiamo che quello che si misura è la quantità di radiazione che uno riceve e si misura in Sievert (unità di misura della radioattività). E con 2,5 Sievert vi è una probabilità del 50% di morire. Ora sappiamo che in questi reattori la quantità di radiazione è dell’ordine di 10 miliardi di Sievert, quindi c’è una quantità assolutamente infinita di radiazione contenuta all’interno di questo recipiente. Il problema è quanta di questa radiazione potrà sfuggire al controllo. Quindi c’è un problema di grande incertezza”.
In ragione del dibattito in corso nei principali Paesi dell’Unione Europea, come anche in Italia, il premio Nobel ha sottolineato che ”oggi dovremmo anche considerare che le energie rinnovabili sono anche una alternativa che va utilizzata. “Io credo – ha detto il premio Nobel Prof. Carlo Rubbia – che dovremmo cercare di aprire una strada su più di una possibilità. Certamente non c’è più uranio di quanto c’è carbone e petrolio mentre il solare è qualche cosa che tra l’altro ci appartiene, e che è per sempre. Io credo che nella riflessione dovremmo anche tenere conto del fatto se abbiamo messo abbastanza soldi e supporto anche sulle rinnovabili”.
Note biografiche delle Autorità citate nella news:
Stefania Prestigiacomo (Ministro dell’Ambiente), siracusana, ha 43 anni. È laureata in Scienze della Pubblica Amministrazione. Figlia di un imprenditore, ha cominciato a lavorare da giovanissima nell'azienda di famiglia.
Paolo Romani (Ministro dello sviluppo economico), milanese, ha 64 anni. Diploma di maturità classica, ha operato nella emittenza privata – televisioni.
Carlo Rubbia Premio Nobel della Fisica nel 1984, goriziano, ha 76 anni. E’ Laureato in Fisica all’Università degli studi di Pisa (1957), si è specializzato alla Columbia University. Ha ricevuto 28 Lauree Honoris Causa all’estero dalle Università di: Ginevra, Carnegie Mellon University, Università La Plata, Northwestern University, Chicago University, Loyola University, Boston University, Università di Sofia, Università di Mosca, Università del Cile, Università Politecnica di Madrid, Università Tecnica di Rio de Janeiro, Università di Oxford, Università Cattolica Pontificia del Perù, Università Nazionale di Sant'Antonio Abad di Cuzco, Università di Bordeaux, St John’s University di Roma, Università di Aachen, Università Pontificia di Santiago del Cile, altre Università italiane. È socio onorario nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei, della Pontificia Accademia delle Scienze, della National Academy of Sciences americana, dell'Accademia Russa delle Scienze, della Royal Society e di numerose altre accademie europee e americane. E’ stato insegnante alla Harvard University, Presidente delle ENEA, Direttore del CERN di Ginevra (Centro Europeo per la ricerca Nucleare), studioso della ricerca Nucleare a fissione. E’ ancora ricercatore al CERN di Ginevra...
JPE 2010
venerdì 4 marzo 2011
Il decreto del governo sulle rinnovabili ha spento il “SOLE”
E' con ottimismo che il nostro Consorzio (nasceva un anno fa) raccoglieva le istanze degli imprenditori, nella direzione di una concreta politica di sviluppo attenta all’esigenza del territorio, orientata allo sviluppo e all’innovazione di prodotto e di processo e alla salvaguardia dell'Ambiente, per favorire l’occupazione e riducendo la forte dipendenza tecnologica dall’estero, attraverso la creazione di una filiera produttiva nella Green Economy, oramai indiscusso settore industriale trainante delle economie su scala mondiale.
Invece il governo italiano - oramai è chiaro - ha gettato la maschera con un assalto senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con il nuovo decreto (3/3/2011) si vuole con un colpo di spugna cancellare lo sviluppo del solare, dell’eolico, delle biomasse. E’ oramai esplicito l’asservimento e il favoreggiamento alle possenti lobby industriali del settore energetico.
Quello che più lascia perplessi è che si rimandano a future disposizioni attuative, il valore degli incentivi e i tetti delle potenze incentivabili. Con questa pseudo norma si crea invece instabilità, non chiarezza ed incertezza agli operatori del settore, alle pubbliche amministrazioni, alle banche.
E’ proprio così, le Banche. Il governo non ha tenuto conto che sospendere il livello degli incentivi del Nuovo Conto Energia (pensate che sono stati definiti solo il 1 gennaio 2011 – 2 mesi fa!!!!) al 31 maggio 2011, senza un periodo di moratoria, comprometterà da subito gli investimenti in corso, determinerà il congelamento istantaneo dei finanziamenti, e di conseguenza bloccherà i cantieri degli impianti in costruzione, infischiandosene degli investimenti delle famiglie e degli imprenditori.
E così - mentre in tutto il Mondo si formano joint-venture miliardarie, per lo sviluppo della Green Economy, e in Usa decidono di raggiungere l’80% di energie da fonti rinnovabili entro il 2035 per lo sviluppo sostenibile dell’ambiente e per la creazione di milioni di posti di lavoro, ma soprattutto rispetto alla politica energetica indicata dall’Unione Europea che si è posta l’obiettivo di almeno il 20% al 2020 di copertura da fonti rinnovabili dei consumi di energia, un obiettivo sostenibile solo con il concorso di tutti i paesi - il nostro governo attraverso una campagna di “informazione” o “disinformazione ragionata”? (giudicate voi) parla di lievitazione di costi spropositati sulle bollette delle famiglie, di bolla speculativa, di distorsione del mercato.
Invece il governo italiano - oramai è chiaro - ha gettato la maschera con un assalto senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con il nuovo decreto (3/3/2011) si vuole con un colpo di spugna cancellare lo sviluppo del solare, dell’eolico, delle biomasse. E’ oramai esplicito l’asservimento e il favoreggiamento alle possenti lobby industriali del settore energetico.
Quello che più lascia perplessi è che si rimandano a future disposizioni attuative, il valore degli incentivi e i tetti delle potenze incentivabili. Con questa pseudo norma si crea invece instabilità, non chiarezza ed incertezza agli operatori del settore, alle pubbliche amministrazioni, alle banche.
E’ proprio così, le Banche. Il governo non ha tenuto conto che sospendere il livello degli incentivi del Nuovo Conto Energia (pensate che sono stati definiti solo il 1 gennaio 2011 – 2 mesi fa!!!!) al 31 maggio 2011, senza un periodo di moratoria, comprometterà da subito gli investimenti in corso, determinerà il congelamento istantaneo dei finanziamenti, e di conseguenza bloccherà i cantieri degli impianti in costruzione, infischiandosene degli investimenti delle famiglie e degli imprenditori.
E così - mentre in tutto il Mondo si formano joint-venture miliardarie, per lo sviluppo della Green Economy, e in Usa decidono di raggiungere l’80% di energie da fonti rinnovabili entro il 2035 per lo sviluppo sostenibile dell’ambiente e per la creazione di milioni di posti di lavoro, ma soprattutto rispetto alla politica energetica indicata dall’Unione Europea che si è posta l’obiettivo di almeno il 20% al 2020 di copertura da fonti rinnovabili dei consumi di energia, un obiettivo sostenibile solo con il concorso di tutti i paesi - il nostro governo attraverso una campagna di “informazione” o “disinformazione ragionata”? (giudicate voi) parla di lievitazione di costi spropositati sulle bollette delle famiglie, di bolla speculativa, di distorsione del mercato.
La verità è che il costo degli incentivi al fotovoltaico, incide sulle bollette delle famiglie per la cifra di 7,2 euro l’anno, che equivalgono a 60 centesimi al mese, mentre il costo per tutte le rinnovabili, varrà circa 1,70 euro nel 2011, a fronte di un vantaggio per il Paese nei prossimi trent’anni pari a 34 miliardi di euro e di circa 250.000 mila nuovi posti di lavoro, nonché una riduzione del 5% delle emissioni di CO2.
E invece in Italia, più di 120.000 addetti (solo il settore del fotovoltaico), rischiano la disoccupazione. Di fronte a tale dramma per le famiglie, pretendiamo che il governo ci spieghi perché l'80% del denaro destinato alle rinnovabili sia andato agli impianti per la produzione di fossile, agli impianti tradizionali, agli inceneritori e perché ritiene sopportabile che gli italiani paghino ulteriori 400 milioni di euro l'anno per ripagare i costi per il nucleare (decommissioning – oneri per le vecchie centrali nucleari), perché “i soliti furbetti” hanno goduto negli ultimi 9 anni di “REGALI” per 33 miliardi di euro (fonte GSE), ci spieghi perché non blocca questo vero scandalo! Che sottrae risorse alle vere fonti rinnovabili e di conseguenza allo sviluppo del Paese.
Pensate che solo il 31 gennaio 2011 la Commissione Europea ha diffuso una raccomandazione con cui spinge i Paesi Europei ad incoraggiare le politiche di sviluppo e promozione della produzione energetica da fonti rinnovabili, scoraggiando esplicitamente normative retroattive, che avrebbero l’effetto di paralizzare gli investimenti e lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
JPE 2010
Informiamo che attualmente è in corso sul web una campagna di informazione sul decreto legislativo sulle rinnovabili che non tiene in alcun conto i pareri espressi dalle Commissioni Parlamentari, è in contrasto con la direttiva europea che fissa per l’Italia un obiettivo del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020; non rispetta i criteri indicati dalla legge delega. Ed è per questo che il comparto si è mobilitato per chiedere al Presidente della Repubblica Napolitano di non firmare il decreto per la violazione degli articoli della Costituzione: 3, 41, 76, 97.
E invece in Italia, più di 120.000 addetti (solo il settore del fotovoltaico), rischiano la disoccupazione. Di fronte a tale dramma per le famiglie, pretendiamo che il governo ci spieghi perché l'80% del denaro destinato alle rinnovabili sia andato agli impianti per la produzione di fossile, agli impianti tradizionali, agli inceneritori e perché ritiene sopportabile che gli italiani paghino ulteriori 400 milioni di euro l'anno per ripagare i costi per il nucleare (decommissioning – oneri per le vecchie centrali nucleari), perché “i soliti furbetti” hanno goduto negli ultimi 9 anni di “REGALI” per 33 miliardi di euro (fonte GSE), ci spieghi perché non blocca questo vero scandalo! Che sottrae risorse alle vere fonti rinnovabili e di conseguenza allo sviluppo del Paese.
Pensate che solo il 31 gennaio 2011 la Commissione Europea ha diffuso una raccomandazione con cui spinge i Paesi Europei ad incoraggiare le politiche di sviluppo e promozione della produzione energetica da fonti rinnovabili, scoraggiando esplicitamente normative retroattive, che avrebbero l’effetto di paralizzare gli investimenti e lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
JPE 2010
Informiamo che attualmente è in corso sul web una campagna di informazione sul decreto legislativo sulle rinnovabili che non tiene in alcun conto i pareri espressi dalle Commissioni Parlamentari, è in contrasto con la direttiva europea che fissa per l’Italia un obiettivo del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020; non rispetta i criteri indicati dalla legge delega. Ed è per questo che il comparto si è mobilitato per chiedere al Presidente della Repubblica Napolitano di non firmare il decreto per la violazione degli articoli della Costituzione: 3, 41, 76, 97.
Abbiamo raccolto sul web, una lettera (SOS Rinnovabili) e se vuoi fare sentire le tue ragioni in maniera civile, manda e facciamo mandare al Presidente della Repubblica l'appello (di seguito allegato) affinché non firmi il decreto.
Se sei interessato ad inviare al Presidente della Repubblica Napolitano, il testo devi inviarlo con le seguenti modalità:
al Presidente della Repubblica ed alla c.a. del dott. Salvatore Sechi e del prof. Carlo Guelfi c/o l’ufficio di Presidenza (Piazza del Quirinale 00187 – Roma) oppure via mail a: presidenza.repubblica@Quirinale.it, segreteriasg@quirinale.it, oppure via fax 06 46 99 31 25, Telex 06 62 00 22, esiste inoltre anche la possibilità di inserire il testo in una casella già predisposta dagli uffici del quirinale : https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp
al Presidente della Repubblica ed alla c.a. del dott. Salvatore Sechi e del prof. Carlo Guelfi c/o l’ufficio di Presidenza (Piazza del Quirinale 00187 – Roma) oppure via mail a: presidenza.repubblica@Quirinale.it, segreteriasg@quirinale.it, oppure via fax 06 46 99 31 25, Telex 06 62 00 22, esiste inoltre anche la possibilità di inserire il testo in una casella già predisposta dagli uffici del quirinale : https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp
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